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Un millennio di Storia, mille anni di storie.

Il castello di Grinzane Cavour si erge non lontano da Alba in cima a una collina, da cui domina lo spettacolare paesaggio delle colline delle Langhe, patrimonio Unesco.

Come ogni castello che si rispetti, anche quello di Grinzane Cavour ha una storia lunga e affascinante, costellata di continui passaggi di proprietà fra conti e contesse, marchesi, nobili e famiglie benestanti del luogo.

Possedere un castello è sempre stato un segno di potenza, militare ed economica, e quindi il anche il maniero di Grinzane è sempre stato molto ambito.

Ecco le tappe più importanti della sua storia.

Tutto comincia con i pirati
e la contessa Adelaide, 10 secoli fa.

Siamo agli inizi dell’XI secolo: sulla sommità della collina c’è solo una torre d’avvistamento, usata dalle popolazioni locali per controllare il territorio circostante, viste le frequenti e temibili incursioni di pirati ungaro-saraceni, che risalivano dalla Liguria per depredare la zona.

È probabilmente verso la metà dell’XI secolo che viene innalzata, al posto della torre di avvistamento, la prima struttura, l’alta torre centrale che ancora oggi caratterizza il Castello e che rimarrà il nucleo attorno al quale saranno aggiunti nel tempo i vari blocchi per adattarlo alle esigenze dei numerosi proprietari che si sono avvicendati nel tempo.

In quel periodo, la signoria feudale è nelle mani della contessa Adelaide di Susa, della famiglia degli Arduinici, che conosce potere e fortuna specie quando sposa in terze nozze Oddone di Savoia, figlio del capostipite Umberto Biancamano.

Per la sua saggezza e rettitudine, la contessa Adelaide è molto amata dai suoi sudditi, che la chiamano “la marchesa delle Alpi Cozie”. Fonda chiostri e monasteri, tra i quali quello di Santa Maria Assunta ad Abbadia Alpina. Non porta, invece, molta fortuna ai suoi mariti, visto che rimane vedova per ben tre volte, seppellendo anche Oddone di Savoia.

1547. Le Nozze sfarzose di Pietrino Belli: nasce la sala delle Maschere.

Un anno dopo, per celebrare degnamente le sue nozze con una nobildonna locale, tale Giulia Damiani, il buon Pietrino decide di fare costruire nella sala del ricevimento uno stupendo soffitto in legno a cassettoni ornato da ben 156 maschere, vale a dire dipinti di volti, stemmi araldici delle famiglie Belli e Donati, e allegorie varie, come rappresentazioni di animali, metafora delle doti e delle virtù umane, e di bambini, simbologia dell’amore, intenti a suonare vari strumenti musicali.

Possiamo immaginare Pietrino e Giulia, novelli e felici sposi, ballare nei loro ricchi abiti cinquecenteschi una courante, danza in voga ai tempi, nello sfarzo della sala e al lume delle candele tra il plauso di tutti i convitati.

La Sala delle Maschere è oggi aperta al pubblico e ospita sedute consiliari, matrimoni ed eventi, tra i quali la prestigiosa Asta mondiale del Tartufo Bianco d’Alba.

Il tempo vola: l’Ottocento di Napoleone e della famiglia Cavour.

Occupata Alba e i feudi imperiali dai Savoia agli inizi del 1600, vari conti e marchesi legati alla famiglia savoiarda si avvicendano, per quasi due secoli, nella proprietà del feudo di cui fa parte il nostro Castello. Finché, verso la fine del XVIII secolo, un grande sconvolgimento attraversa l’Europa: la Rivoluzione francese!

Teste regali e nobiliari cadono a Parigi sotto la lama della ghigliottina: gli eserciti di Austria e Prussia tentano di invadere la Francia per riportare l’ordine, venendo però inaspettatamente sconfitte dall’esercito rivoluzionario.

Il Nord Italia e il Piemonte cadono sotto il regime francese e le gesta di un giovane generale, tale Napoleone Bonaparte, che sconfigge più volte l’esercito piemontese, diventano leggendarie. Presi dal panico, i Savoia e la loro corte riparano in Austria, in attesa di tempi migliori.

Arriva, tuttavia, Waterloo, Napoleone finisce a Sant’Elena e Vittorio Emanuele I, il re di Sardegna in esilio, torna a Torino nel 1815 per ristabilire tutto come era prima, mentre tutto era cambiato. Visti fallire i suoi tentativi e preoccupato dai moti rivoluzionari del 1821, abdica quindi in favore del fratello Carlo Felice.

Nel frattempo, anche a Grinzane le cose sono mutate: una nuova famiglia ha acquistato il Castello e grandi proprietà terriere: la famiglia dei Benso, marchesi di Cavour, che avrà tra i suoi discendenti il grande Camillo.

Cavour al Castello.
Merito di una zia duchessa che non sapeva far di conto.

Antefatto: nel 1815, la duchessa Vittoria de Sellon, zia di Camillo, acquista un appezzamento a Grinzane: 180 ettari in tutto, compresa una parte del castello medievale. La duchessa non è però avvezza alle cose pratiche: non sapendo come amministrare quella terra, decide di affittarla al cognato Michele Benso, marchese di Cavour, per quattromila lire l’anno. Si tratta di terra buona, capace di produrre grano e un’uva speciale da cui si cavano dolcetti, nebbioli, chiaretti.

Molto impegnato nell’amministrazione di altri possedimenti e terre, il marchese Michele decide di mandare il figlio Camillo ad amministrare la tenuta. Così il conte Camillo Benso vi si trasferisce e diviene sindaco di Grinzane a soli ventidue anni, nel settembre del 1832.

La sua venuta a Grinzane è molto positiva per il Castello e per la contrada di Grinzane: vengono apportate diverse migliorie, ma soprattutto Camillo si dedica con passione e dedizione a migliorare la condizione delle sue tenute agricole attorno al Castello, partendo dai vigneti.

Cavour rimane sindaco di Grinzane per 17 anni, mantenendo la carica anche quando inizia la sua attività politica, che lo porterà a essere Primo Ministro del Regno di Savoia e uno degli artefici dell’Unità d’Italia.

Il Castello è la sua dimora preferita durante i suoi soggiorni a Grinzane. In una delle sale del Castello, la Sala Cavour, è possibile vedere la sua camera da letto con vari cimeli e documenti originali.

Storie di madri e figlie:
Giuseppina Benso
e Adele Alfieri, che dona
il Castello al comune di Alba.

Morti Camillo e il padre, la proprietà del Castello passa in eredità a Giuseppina Benso, la nipote prediletta di Camillo.

Il suo matrimonio, avvenuto nel 1851 con Carlo Alfieri di Sostegno, costa alla famiglia la bellezza di centoventimila lire per la dote e cinquantamila lire per il viaggio di nozze a Parigi, dove è ospite anche del banchiere Rothschild, con cui Camillo è in affari.

Giuseppina e Carlo Alfieri hanno due figlie: Luisa e Adele, che alla morte genitori si dividono il patrimonio. Alla marchesa Adele Alfieri di Sostegno tocca, nell’Albese, il Castello di Grinzane, con circa cento ettari di terreno.

Adele non si sposa. Senza eredi diretti, desiderando sempre più tramandare ai posteri la memoria e il ricordo del grande suo antenato Camillo Benso di Cavour, dispone che i beni della sua proprietà, compreso il Castello, passino nelle mani di Enti o persone che si impegnino a preservarli e a compiere opere di beneficenza.

La marchesa inizia allora trattative con il Comune di Alba, in cui nel frattempo è confluito il Comune di Grinzane (cui, nel 1916, si era aggiunta la denominazione “Cavour”, proprio in onore del Conte Camillo): si arriva quindi, il 18 ottobre 1932, all’atto ufficiale di donazione.

Finita la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947 Grinzane Cavour si separa nuovamente da Alba. Dopo un’attenta negoziazione, Alba e Grinzane si accordano per condividere la proprietà del Castello. E così è ancora oggi.

1961: il restauro a 100 anni dall’Unità d’Italia.

In occasione delle celebrazioni per il primo centenario della nascita dello Stato italiano, avvenuta il 17 marzo 1861, viene deciso il restauro del Castello, il cui edificio era in uno stato di quasi abbandono, eliminando i vari rimaneggiamenti costruttivi che ne avevano snaturato l’architettura originale.

Diversi sono gli interventi eseguiti: vengono abbattute le inutili sovrastrutture esterne, eliminati i caseggiati colonici che contornano il Castello, privando la spettacolare veduta dal basso della sua possente mole.  Vengono consolidati tetti e mura pericolanti, riaperte finestre che erano state mascherate, compromettendo l’armonia delle facciate. Infine, in alcuni locali, vengono anche sistemati i pavimenti in cotto, tratti di pareti e rinforzati i soffitti. È durante questi lavori che ritorna alla luce, casualmente, il bellissimo soffitto a cassettoni della Sala delle Maschere.

“il restauro non doveva limitarsi a riparare i danni del tempo e a conservare il monumento restituendo l’integrità perduta ma aveva anche, come finalità irrinunciabile, una nuova destinazione che lo facesse rivivere prolungandone la vita nel tempo”.

Architetto Andrea Bruno

1967: nasce l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour.

Il 27 novembre 1967 viene inaugurata l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour, la prima in Piemonte e la seconda in assoluto in Italia. L’obiettivo dell’Enoteca è di promuovere la conoscenza e l’immagine dei migliori vini e delle eccellenze alimentari del territorio.

2021: inaugurazione dell’OpenAir Museum “In Vigna”.

In Vigna è un affascinante percorso all’aperto che si sviluppa intorno alle mura del Castello. I visitatori, attraverso le postazioni informative e narrative disposte lungo il percorso, possono scoprire il duro lavoro dell’uomo e le mutazioni della vigna messi in parallelo nelle quattro stagioni dell’anno, attraverso le quali nascerà quel nettare straordinario, tanto amato da Bacco e dagli dei, che è il vino.

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Sei un esperto o un vero appassionato d’arte e architettura?
Il Castello sa come appagare la tua voglia di bellezza.

La complessa e imponente costruzione del Castello, tutta in mattoni a vista, è composta da corpi di fabbrica ben distinti, costruiti in epoche diverse, a pianta pressoché rettangolare con all’interno un cortile, rialzato rispetto al piano campagna circostante, operante totalmente nella prima metà del XV secolo.

Il laterizio è da secoli il materiale più diffuso nell’albese: da sempre in questa zona vi è stata la capacità di manipolare l’argilla e farla cuocere.

La torre

L’elemento più antico è la torre centrale, dei primi anni dell’XI secolo, sopraelevata sia rispetto alla costruzione dell’attigua casaforte, sia alla posteriore manica a “U” che la avvolge.

L’aspetto attuale è il risultato di fasi costruttive diverse, che hanno trasformato l’iniziale volumetria in un edificio complesso e articolato, adattato nel tempo alle esigenze dei proprietari che numerosi si sono susseguiti.

La vista completa della torre, che si presente solida, elegante e snella, è possibile solo dal cortile interno, dove se ne possono cogliere le caratteristiche costruttive, calibrate sulla tipicità rurale medievale, sobria e lineare nell’impianto.

Dal perimetro esterno, la torre si inserisce nel complesso architettonico, in gioco con le altre torri, conservando la sua individualità, rimanendo isolata, svelando lo sviluppo costruttivo e il successivo innalzamento; i restauri del 1960, curati dall’architetto Andrea Bruno, l’hanno riportata al suo aspetto primitivo, chiudendo le molte aperture che ne compromettevano la stabilità stessa.

La torre supera in altezza tutte le parti del Castello, elemento dominante pur interamente racchiuso tra i corpi di fabbrica. Esempio particolarmente pregevole di architettura castellana è la parte Nord, cioè l’originale casaforte: dopo i restauri è tornata al primitivo aspetto, possente e ariosa nella sobrietà costruttiva.

Il corpo del Castello

Eleganti finestre e decorazioni ad archetti partiscono le facciate, rendendo meno severa la massiccia volumetria e richiamano, nella forma e nelle proporzioni, il non lontano castello di Serralunga d’Alba. Le decorazioni, segnando orizzontalmente i piani, si sviluppano sui quattro lati.

L’intero complesso è ora ricoperto con tetti in coppi; originariamente, l’antico corpo almeno, terminava probabilmente con la merlatura; la parte successiva del Castello, addossata alla casaforte, fu costruita probabilmente tra il secolo XIV ed il XV; struttura nata e dettata dalla necessità di raccordare i due elementi forti originari, senza concedere ulteriori ampliamenti di perimetro, inserendo, sul fronte Sud, due caratteristiche torrette angolari cilindriche, a sbalzo, che partono dal secondo piano e giungono sino oltre la copertura.

Il nostro Castello ha molto da offrirti.
Esploralo con noi!

Il Museo delle Langhe

Le sale

Open-Air Museum

Enoteca Regionale Piemontese Cavour

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